Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/20

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2 tieste.
Che accesero le furie, e che m’avvampa

Tuttor nel sen, mi rode, e viver fammi
Vita d’inferno. O figlio, o di Tïeste
Sola e trista memoria, io t’amo, e sei
Tu di me degno, e dell’infame casa
In cui scorre tuttor sangue di padre.

Scena II

IPPODAMIA e detti

Ippodamia. Incauta! e a’ suoi custodi il fanciulletto

Rapire osasti? e del furor d’Atreo
Non temi tu? Qui di te vengo in traccia,
Qui a ritorti tuo figlio, ed altri atroci
Delitti risparmiare a questa reggia
Contaminata ahi! troppo.
Erope.   A me dal seno
Strappar mio figlio! Oh! di Tïeste è figlio
Questo e di Erope misera: non l’ira
Del re tremenda, non di morte l’aspra
Minaccia rapiran da disperata
Madre l’unico pegno.— 1 Ah! vieni al fine:
D’Atreo dalle spietate man ti svelsi,
Ma per morir; insiem scorrasi misto
Il sangue nostro: a tante stragi queste
S’aggiungan. Nero alto è delitto, il veggo;
Ma per noi necessario; ma dai numi
Decretato ed accetto. Io... la... tua... vita...
All’ombre inferne con la mia consacro.2.
Ippodamia. (3)
Forsennata! a me il ferro...4 Lutti, colpe
Non bastano oggimai? sazia non credi
Ancor l’ira del Ciel?
Erope.   Sangue mi grida
Il mio rimorso, sangue; e da me il chiede
Del padre mio l’ombra tradita. In questa

  1. Dopo breve silenzio, al Fanciulletto
  2. Impugnando un ferro per uccidere il Fanciulletto
  3. trattenendola
  4. Le strappa il ferro e lo ripone