Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/266

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248 le grazie

E l’alto Ilio dirúto, e per l’ignoto
Pelago la solinga itaca vela,
490E tutto Olimpo gli s’apri alla mente,
E Cipria vide e delle Grazie il cinto.1
E quando quel sapor venne a Corinna2
Sul labbro, vinse tra l’elee quadrighe
Di Pindaro i destrier, benchè Ippocrene
495Li dissetava, e li pascea dell’aure
Eolo, e prenunzia un’Aquila correa,
E de’ suoi freni li adornava il Sole.3
Di quel mèl la fragranza errò improvvisa
Sul talamo all’eolïa Fanciulla,
500E il cor furente le gemè e la lira:
Ed aggiogando i passeri, scendea
Venere dall’Olimpo, e delle sue
Ambrosie dita le tergeva il pianto.4
Così opimo tesor su greche labbra
505Ponean l’Api febee! Ma indarno Ilisso
Le richiama dal dì che a fior dell’onda
Egea,5 beate volatrici, il coro
Delle Muse seguiro, obbedïenti
All’elegia del fuggitivo Apollo.
510Però che quando sull’ascrea convalle,
Disfrenando le tartare poledre,
Marte afflisse ogni pianta, e le sacrate
Ossa de’ Vati profano un superbo.6

  1. 488-91. Allude all’Iliade, all’Odissea, al sistema teologico trattato da Omero, non tanto nei detti maggiori suoi Poemi, quanto negl’Inni a lui attribuiti. — Del Cinto di Venere fabbricato dalle Grazie vedi la descrizione nel 14 dell’Iliade.
  2. 492. Corinna, figlia d’Archelodoro e di Pocrazia nacque in Beozia, nella città di Tanagra presso a Tebe. Fa celebre per beltà e poetico ingegno. Nei pubblici certami della Grecia cinque volte riportó la palma sopra Pindaro. Narrano che lasciasse ben cinquanta libri di Odi e di Epigrammi, di cui restano pochi e brevi frammenti. (Pausan., lib. 9. Statius Silvar. lib. 5, sil. 3.)
  3. 494-97. L’impeto, il fuoco, la sublimità e la pompa del maggior lirico antico vengono designati in questi versi degnissimi del soggetto.
  4. 499-503. La povera Saffo di Mitilene, città dell’Isola di Lesbo, è celebre pei suoi infelici amori verso Faone, e per le sue poesie erotiche, le più ardenti che mai sieno state composte. Il Foscolo in questo tratto allude al pietoso Inno della Poetessa a Venere, in cui questa Dea è dipinta in atto di scendere dal cielo sul suo carro tirato dai passeri, per consolarla ne’ suoi dolori. Fior) Saffo circa secento anni prima dell’era volgare. (Vedi Erodoto, Suida, Ateneo ec.).
  5. 507. L’Arcipelago fu nomato da’ Greci mare egeo da Egeo padre di Teseo, che vi annegò. (Vedi Plutarco in Teseo.)
  6. 510-15. La Grecia fu conquistata dagli Ottomani nella prima metà del secolo 15º: Co-