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Ippodamia. Alta è la notte; alcuno

Qui non avvi, che n’oda e che ne scorga;
Vien meco.
Erope. E dove?
Ippodamia. Ove pietà comune
Ci chiama entrambe; or ti fa forza, e forza
Salda, sublime, quanta in cor ti senti:
Ed io pur ferma sto; benchè vacilli
Mia afflitta debil anima. – Grand’opra
Compir dei tu.
Erope. Qual opra mi s’addice
Non dolorosa! No... lasciami: sacra
È la notte al mio affanno; e questa è notte...
Ultima.
Ippodamia. E stringe il tempo: affretta.
Erope. È arcano
Inesplicabil questo? Ove nol spieghi,
Io non ti sieguo; no.
Ippodamia. Dunque l’intendi,
E ti prepara... Ma... se il sai, fia vano:
Meglio il saprai tu stessa.
Erope. Ippodamìa,
Libera parla, o mi ritraggo.
Ippodamia. Ahi pena!
O figlio, figlio a che m’adduci! –
Erope. Siegui.
Tu di figlio, che mormori!
Ippodamia. Del figlio,
Che più non veggo, i’ parlo. Amor di madre!
Erope. E del mio figlio nulla di’ tu? nulla? –
Fingasi Atreo, chè mal meco s’infinge.
Ippodamia. Placati ... il duol troppo ti pinge Atreo
Perfido... forse...
Erope. Tu da me il rapisti,
E da te voglio il figlio.
Ippodamia. Altre feroci
Cure tu pasci?
Erope. Io no: col figli