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Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/48

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muta,

Profonda notte: ancor nell’atrio forse
Tïeste sta... Dove m’innoltro? Infamia
Là dentro è, infamia: abbominevol donna
Cotanto io sono? Oimè! che amante e madre
Del par son io: vano è il rossor; ti sieguo,
T’ubbidisco, Tïeste. – O vergognosa
Esecrabile idea! Notturno, fero
Delirio, fuggi; va: lascia ch’io torni
Al pianto; lascia.

Tieste, e Detta

Tieste. (1)

O notte!
Erope. (Parmi? O voce
Suona d’intorno?)
Tieste. O notte! io ti consacro
Fraterno sangue.
Erope. (Forsennato! Il passo
Qui gli fia tolto).
Tieste. Tremo? E pende intanto
Su me il brando tirannico. –2
Tu, ferro
Vendicator, liberator, ferisci.
Erope. Qui sol ferisci.
Tieste. O! chi se’ tu? Qual voce!...
Erope?...
Erope. Iniquo3.
Tieste. Or tu t’arretra: inciampo
Fia questo tuo, che costeratti sangue;
Nè altro ci salva, che il delitto. Vanne.
Erope. Ferma: dove precipiti? Quel ferro
A me, Tïeste, a me.
Tieste. L’avrai... fumante. –
Orrido arcano è omai svelato: insidia
Di re vil qui mi trasse: ebben s

  1. inoltrandosi lentamente
  2. Impugna un ferro
  3. Accostandosi a Tïeste