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Di rabbia tïestea: di chi pietoso

Vita donogli e genitori, al sangue,
Allo sterminio anelerà. Puot’ei
Forse smentir suo infame nascimento?
Ippodamia. Tiranno inesorabile! placato
Non se’ tu ancora? Or che riman? Vuoi forse
Con empj eccessi prevenir le colpe? –
Crudele! – Omai trassi cinqu’anni in pianto,
Pace sperando; ma sperar che giova,
Se aneli al lutto? Or tu sguaïna il brando
E il ruota a cerchio; semiviva, esangue
Cadratti a’ piedi col fratel la madre.
Ma dì: felice tu sarai? No: cruda
Necessità di sangue il core irato
T’arderà sempre, e d’uopo fia versarne
A rivi; e più versato, e più tu ingordo
Ne diverrai; ma regia è l’opra: imprendi
Da me tu prima; io tel ridico, alcuno
Non preverrammi da te spento.
Atreo. Donna,
Li vedi tu? Sai di qual marchio entrambi
Segnaro Atreo? – Non se’ di re tu madre?
Ippodamia. Io di re moglie e di re figlia e madre
La pena sconto di tai nomi; io quindi
Maladetta dal Ciel voi dal mio fianco
Trassi stromenti di mie pene, voi
D’orrore insazïabili e di stragi,
Io vi son madre: ecco mio vanto; all’opra
M’unisco orrenda, e furibonda io bramo
Vendicativi parricidj. – Lassa!
Con chi deliro?... Ov’io mi volgo? – A tutto
Deh! t’arrendi, Tïeste: ti scongiura
Tua madre ... fa che quest’amplesso, o figlio,
L’estremo ... a me non sia.
Tieste. (1)
Madre...
Ippodamia. E un sol mezzo,
Atreo, teco m’avanza: ecco io l

  1. abbracciando Ippodamìa