Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/66

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dir poss’io,

Che te l’attesti? – Ben hai scelta vera
Vendetta, Atreo, col non svenarmi.
Ippodamia. (1)
Ancora
Tu non assenti? – Ed io l’attesto ai numi,
Pentito egli è.
Tieste. Fratel, ti cedo io tutto:
Fratello, io scordo, e ti perdono tutto.
Giovin alma ardentissima a funeste
Opre m’addusse; a pentimento vero
Or mi ti guida: questo caldo pianto
Deh ti sia pegno.
Atreo. Cupamente finto
Non ti cred’io; se veritier non sei,
Dorrammi men, che il non avermi arreso
A tuo pregar: io fe ti presto, e dolce
M’è il prestarla a fratello, e dir parole
Di pace alfine. Franco parlo: tutti
I miei pensieri eran di morte; immenso
Scorno mi festi, ed io rancore immenso
Contro di te pascea: pur di fraterno
Affetto i moti mi sentia nell’alma;
Però talvolta te punir col bando
Pareami molto; ma furor sorgea,
E ratta, ferocissima, infernale
Io meditava contro te vendetta.
La distolsero i numi, e amor materno
Dall’ira mia mi svelse. – Il so: tiranno
Io sembro; e forse il fui: ma chi può saldo
In solio starsi, e non rigarlo in sangue?
Temp’è di calma: or ti racquisto. – Questo
Lavi i delitti nostri. Io ti perdono:
Tu m’abbraccia, e perdonami.2.
Tieste. (3)
Fratello! –
Ippodamia. O miei figliuoli! Io pace vidi! Or meno
Venga mia vita; io lieta muoio... Ahi quale
Nel core palpitante

  1. ad Atreo
  2. S’abbracciano
  3. dopo un breve silenzio