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I MONUMENTI EQUESTRI 93

su una scelta felice del modello reale, sposa la forza alla flessuosità e alla eleganza. Il cavallo è in pieno movimento, ora impennato, cosi che la massa grava in gran parte sulle zampe posteriori piegate ma fortemente puntate nell’arresto improvviso (Windsor, n. 12333, 12316, 12315, 12335); ora al passo solenne e sicuro dell’animale di razza (id., n. 12309, 12311, 12312, 12313), o riprodotto nell’intera massa centrale vigorosa e ampia con tutte le più minute asperità della pelle che fa pieghe numerose sul collo e sul petto (id., n. 12289) o nella figura intera, elegante nel profilo dell’atteggiamento del passo (id., n. 12321, 12325), o del tutto fermo, le quattro zampe solidamente piantate (id., n. 12317, 12324, ecc.). Qui è veramente l’artista sovrano che indaga il vero, si indugia a ritrarre pazientemente, con insistenza il vero, solamente il vero e se ne giova per conoscere a fondo l’animale fra i più belli della creazione, che i poeti antichi e moderni hanno cantato, che artisti di tutti i secoli hanno di preferenza riprodotto, il cavallo «bellissimo nobile scalpitante, fedele compagno dell’uomo nella gloria e nel pericolo» (1).

Quale abisso fra questi superbi disegni e le povere figure di cavalli goffi, massicci, ora troppo grossi e gonfiati, ora rigidi, di legno, insaccati, quando bianchi, di cera, quando tutti rossi, color mattone, mal costrutti, disarticolati che si sopportano nei dipinti di Paolo Uccello, del Botticelli, di tutti i quattrocentisti in una parola! Chi sa quali meraviglie d’arte e di verità sana il genio del maestro ci avrebbe lasciato in questo ramo se i suoi studi così superbamente iniziati avessero trovato il coronamento ch’egli si aspettava, dove la



  1. Nella bella dedica del libro citato dal Caradonna.