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CAPITOLO I

LEONARDO COL RUSTICI E COL VERROCCHIO


È indubitato che Leonardo da Vinci fu anche — per quanto in misura limitata — scultore. Ce ne assicurano i contemporanei e diversi documenti del tempo. Pittore e scultore vien chiamato, fra l’altri, dallo strumento di ricevuta 19 luglio 1501 del canone d’affitto che Pietro di Giovanni da Oreno gli doveva per un pezzo di terreno fuori porta Vercellina a Milano1. Egli stesso si disse esperto non meno in scoltura che in pittura et esercitando l’una e l’altra in un medesimo grado2. Fra i suoi oggetti personali son notati i coltelli, lo scalpello, un coltello sottilissimo, una volta il porfido. «Operò di scultura» ricorda il codice dell’anonimo Gaddiano3. E il Vasari: «Operò nella scultura facendo nella sua giovanezza di terra alcune teste di femine che ridono, che vanno formate per l’arte di gesso, e parimenti teste di putti che parevano usciti di mano d’un maestro», «Et nella statuaria fece prove nelle tre figure di bronzo che sono sopra la porta di San Giovanni da la parte di tramontana fatte

  1. G. Milanesi nelle Vite del Vasari. 1878-85, IV. 89.
  2. Trattato della pittura, ed. Ludwig. I. pag. 82, pag. 38.
  3. C. de Fabriczy. Il codice dell’anonimo Gaddiano, in «Arch. stor. ital.», serie V, t. XII, 1893, Firenze.