Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/12

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2 CAPITOLO I

da Giovan Francesco Rustici, ma ordinate col consiglio di Lionardo; le quali sono il più bel getto e di perfezione che modernamente si sia ancor visto».1 Il Lomazzo aggiunse: «Anch’io mi trovo una testicciola di terra di un Christo, mentre ch’era fanciullo, di propria mano di Leonardo da Vinci, nel quale si vede la semplicità e purità del fanciullo accompagnato da un certo che, che dimostra sapienza, intelletto e maestà, e l'aria che pure è di fanciullo tenero, e pare haver del vecchio savio, cosa veramente eccellente» aggiungendo altrove che di lui era «un Cavallo di rilievo di plastica, fatto di sua mano, che ha il Cavalier Leone Aretino statouario»2.

Le vicende dei due monumenti equestri intorno a cui Leonardo tanto s’affaticò vedremo più avanti. Ma che egli non si limitasse a schizzar cavalli ma almeno uno — il grande modello per la statua equestre del duca Francesco Sforza — realmente modellasse è pur certo e documentato da ricordi dello stesso artista.

Tutte le opere che abbiam ricordate sono andate perdute o smarrite, meno quelle del Rustici alle quali, come si è visto, è pur legato il nome di Leonardo. Un esame attento di queste ultime si impone, prima di studiare le parecchie altre che, con varia fortuna, vengono attribuite al grande maestro fiorentino.

Giovanni Francesco Rustici aveva assunto l’incarico di scolpire e tradurre in bronzo le tre statue di San Giovanni, del Fariseo e del Levita per il Battistero di Firenze il 3 dicembre

  1. G. VASARI, Le Vite.
  2. G. P. Lomazzo, Trattato dell’arte della pittura, Milano. 1584. lib. II.