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l'arte di Leonardo nella scultura del tempo 111

Frequentò i dotti della fiorente Università, vi ebbe compagni e amici che ricordò: un Marco (da Oggiono?), Gio. Antonio (il Boltraffio?), Giacomo Andrea da Ferrara, Agostino da Pavia.

È naturale quindi che rapporti d’arte si stabilissero fra il grande e i più modesti artisti addetti ai lunghi lavori della Certosa e che qualche prova di un benevolo influsso suo su di loro si osservi.

Il lezioso Agostino Busti detto il Bambaja mostra d’aver guardato a disegni e a dipinti di Leonardo. L'arte del fiorentino trionfava con tutta una scuola di pittori a lui seguaci quando il fecondo e fine scultore lavorava per chiese e per ricchi privati. Il tipo di Cristo della Cena passa, attraverso le molli grazie del Bambaja, nel Cristo alla colonna di un bassorilievo con la Flagellazione nel Museo Archeologico di Milano, tolto al monumento dei Birago all'Isola Bella. E quest’ultimo è sormontato da un elegante, molle S. Giovanni Battista di ispirazione leonardesca nell’atteggiamento, nelle forme allungate, nel tipo, frequente ne’ suoi bassorilievi, che sembrano avori a figure a tutto tondo.

Nelle collezioni qualche busto, qualche bronzetto richiamerà tipi leonardeschi. Nel Museo di Berlino due statuette, provenienti da Milano, di Giuseppe e di Maria (n.i 250 e 251) hanno tipi luineschi. Fra le plachette del Museo Nazionale di Firenze — per non ricordare altri — non mancano reminiscenze di motivi leonardeschi, sopratutto in certe figurette muliebri che ricorderanno la Flora vinciana.

Fuori della regione lombarda è raro rintracciar ricordi d’arte leonardesca in opere di scultura. E la cosa è naturale poichè fu in Lombardia che si svolse il più lungo periodo