Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/20

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ranea influenza del maggior scultore, Michelangelo, la contenne in modesti limiti.

Convien tuttavia tener presente che l’attività del Rustici è a pena intravveduta allo stato presente degli studi. Quando l’artista, a ottant’anni, partì per la Francia, altre cose oltre le poche ricordate egli aveva probabilmente eseguite che forse passano sotto il nome d’altri. E possibile che in avvenire sia dato precisarle e riconoscervi altre tracce di una collaborazione leonardesca.



A una ben più importante collaborazione da parte di Leonardo — quella pel monumento al Colleoni del Verrocchio — s’è pensato recentemente e con qualche insistenza.

L’opera, voluta dalla Repubblica di Venezia in onore del suo glorioso condottiero Bartolomeo Colleoni da Bergamo, era stata commessa ad Andrea Verrocchio nel 1479. L’artista, stando a Firenze, eseguì un grande modello che fu inviato a Venezia nel 1481. Insieme a quello furono esposti due modelli, del Vellano e del Leopardi. Si stava per eseguire la fusione in bronzo del gruppo del Verrocchio quando la Serenissima ordinò, racconta il Vasari, «che Vellano da Padova facesse la figura ed Andrea il cavallo. La qual cosa avendo inteso Andrea, spezzato che ebbe al suo modello le gambe e la testa, tutto sdegnato se ne tornò, senza far motto, a Firenze». Le cose si accomodarono così che, nel 1485, Andrea potè riprendere il suo lavoro a Venezia. Nel 1488 l’artista, ridotto in fin di vita, supplicava la Serenissima di concedere al proprio allievo Lorenzo di Credi di condurlo a termine. Ma l’estremo desiderio del maestro non fu esau-