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leonardo col rustici e col verrocchio |
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tosto che per camminare. Anche la forma delle orecchie
piccole e ritte, fra le quali un ciuffo si aderge, richiama
un motivo leonardesco, reso con maggior cura in un forte
disegno chiaroscurato della biblioteca Ambrosiana. La stessa
modellatura delle coscie, con quei rigonfiamenti eccessivi se
pure di un cavallo ben nutrito e che sembran natte più che
giuoco naturale di muscoli e di adipe nel movimento, che si
osservano in qualche disegno di Leonardo — sopratutto in
un foglio di Torino — hanno riscontro nel bronzo. Finalmente
conviene tener conto di un gruppo di disegni che col
monumento di Venezia presentano un’affinità di spirito, di
interpretazione che sembra esorbitare dalla pura casualità.
Fra gli schizzi di Leonardo — fra qualcuno almeno che qui
riproduciamo — e il bronzo corrono così stretti, evidenti
rapporti che, se non fossero accompagnati da altri nei quali lo
spirito caratteristico di Leonardo è chiaro, si crederebbero
del Verrocchio e pel monumento al Colleoni. Si osservi, fra
l’altro, il disegno di Windsor che qui riproduciamo accanto
a un particolare del bronzo e che presenta il largo petto
dell’animale con le due zampe anteriori viste di fronte, quella
alzata di scorcio. Vien naturale la tentazione di concluderne
che non v’ha dubbio sul rapporto diretto fra il disegno
con quei larghi piani, quelle protuberanze accentuate, quell’arcuatura
grandiosa sotto il ventre e il monumento di Venezia.
Ma in quest’ultimo par di vedere poi, nel suo complesso,
l’opera di un artista che, per quanto ben consigliato, non ha
saputo cavarsi completamente d’impaccio nell’interpretazione
anatomica dell’animale. Come se, pur avendo sott’occhio disegni
e un modello superbi per lo spirito generale animatore, fosse
nuovo al compito difficile. È noto che tutti gli specialisti di
cavalli, anche ammirando il superbo atteggiamento del cavallo