verrocchiesco, hanno sempre fatto molte riserve sulla sua modellatura,
pur senza arrivare forse alle severe critiche del Cherbuliez
che notò «une petite tête insignifiante, ajustée a cet
énorme corps, a ce ventre lourd, a cette croupe massive, a ces
flancs ensevelifs sous la graisse,... enfin ce triste destrier a
l’air morne, languissant et eteint, n’a nulle action, rien qui
annonce la vie, sans compter que la position de ses jambes
ne se peut expliquer. Il lève celle de droite de l’avant-train
en la repliant de mauvaise grâce; ce qui faisait dire à
Cicognara que ce cheval a l’air de vouloir descendre de son
piedestal; mais on pent se rassurer là-dessus, les trois autres
jambes sont solidement fixées au sol, qu’elles pressent de tout
leur poids; en particulier la jambe gauche de derrière, qui
devrait accompagner le mouvement, est la plus reculée de
toutes et bien habile qui la détacherait du piedestal».
Al che tuttavia un altro scrittore francese particolarmente
intenditore di cavalli faceva notare che anche senza tener
conto del lapsus per cui qui si parla della gamba sinistra
mentre in realtà è della destra che si tratta, conviene
osservare che se la gamba più lontana dovesse essere rappresentata
diagonalmente al basamento, cioè a dire alzata,
per accompagnare quella del treno anteriore, l’animale correrebbe
al trotto e, per conseguenza, premerebbe il terreno
con altre due gambe. Ma tenendo conto di ciò, egli non
appoggerebbe con forza che un piede davanti, perchè quello
che completerebbe, per di dietro, l’accordo diagonale necessario
alla naturalezza della mossa non tocca il suolo che con la
punta; inoltre, se questo piede fosse poggiato, non costituirebbe
una base sufficientemente lunga per giustificare un’altra
attitudine che quella che esige la metà d’un passo ordinario,