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I MONUMENTI EQUESTRI 57

candelieri), noi riteniamo l’antica più prudente e meglio rispondente alle esigenze di una sana indagine storica.

Comunque, sia o non sia la nota inserta nel codice Atlantico stesa da Leonardo in base a studi suoi o piuttosto in base a informazioni e dati altrui per servire a possibili concorrenti come un programma, è certo che la sua stessa presenza in quella raccolta delle più disparate cose (attinte da fonti diverse, spesso copiate da testi rari e lontani che il Solmi indicò) prova indubbiamente che il maestro si interessò al monumento trivulziano. Del quale nessun’altra notizia ci è rimasta, verosimilmente perchè il progetto non ebbe mai un principio di attuazione, al di fuori degli schizzi rapidissimi dell’artista, pel fatto della caduta della potenza dei Trivulzlo e del loro partito. Se quella nota vinciana dovesse riportarsi invece al 1507 è a credere che il Trivulzio — a cui rimasero ancora ben undici anni di vita — avrebbe ottenuto che o per opera dell’artista fiorentino, per quanto tardo a concretare, o per opera d’altri il monumento sorgesse per lo meno nell interno della cappella gentilizia, sull’esempio di quello del Colleoni a Bergamo e d’altri. Quando il Trivulzio mori la cappella doveva essere già innalzata e coperta — sebbene non finita — se venivan chiamati allora scultori a ornarla. Per lo meno è a rilevare che di un principio d’attuazione del monumento equestre e di lavori inerenti a quello si avrebber notizie nel lungo periodo intercorso. Vedremo fra poco come gli schizzi di Leonardo per quel monumento non rispondano precisamente alle prescrizioni volute dai committenti e alla « ricostruzione » tentatane dal Beltrami.

Recentemente uno studioso tedesco, Simon Meller, in seguito alla scoperta di un interessante bronzo leonardesco, di cui parleremo a suo luogo, ha creduto opportuno di