Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/76

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66 CAPITOLO III


della struttura) al 1518-1519 — Leonardo saltuariamente andasse schizzando progetti per l’opera grandiosa, ma costringesse, solo dopo la morte del maresciallo, l’organismo del monumento entro i limiti precisati dalla nota pervenuta fino a noi. Al primo periodo — 1504-1518 — che diremo di piena libertà d’azione, appartengono verosimilmente gli schizzi della biblioteca di Windsor in cui il basamento che regge la statua e custodisce il sarcofago ha le più varie forme: or circolare con un giro di colonne alla classica e un tempietto minore sovrapposto (che fa ricordare il noto tempietto bramantesco in San Pietro in Montorio), ora con una edicola a gruppi di colonne su cui si impostano timpani triangolari alternati, in altre facce, da statue a figure allegoriche sedute intorno a un alto zoccolo reggente la statua equestre, mentre la tomba s’imposta all’interno dell’edicola. Un altro foglio più prezioso, della stessa collezione, mostra tre chiari, nitidi progetti di cui nessuno — come i precedenti — risponde alle esigenze della nota nel codice Adantico. Il primo si compone di un tempietto — che si presenta come un arco trionfale veduto di fianco — con un arco centrale fiancheggiato da colonne abbinate e due archi minori laetrali e sormontato dalla statua in cui al solito, in questi primi schizzi, il cavallo è impennato. Il secondo presenta, sopra una base rialzata, il tempietto in un unico corpo con archi fiancheggiati da colonne e corone o medaglioni nei timpani (ciò che ricorda un noto motivo dell’Alberti tratto dall’antico e caro a Bramante stesso, che l’adottò nell’arcone di Sant’Ambrogio e altrove), mentre sotto le zampe del cavallo impennato fa la sua apparizione la figura del nemico caduto, che si fa schermo del braccio ai colpi del vincitore: motivo che ritornerà frequente nei disegni, nelle incisioni, nelle sculture lombarde del