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I MONUMENTI EQUESTRI 67


Rinascimento. II terzo progetto, con un analogo gruppo di figure, presenta una variante notevole nel tempietto, mancante degli archi e in cui le colonne che sorgono a due lati del sarcofago parallelepipedo reggono direttamente la trabeazione dorica su cui s’erge il gruppo. In alto, in più grandi proporzioni, il maestro ha schizzata la figura del condottiero che, questa volta, si volge a incitare i soldati all’assalto: atteggiamento pieno di suggestiva potenza e di foga bellica, e che l' artista accarezzò e svolse, ora facendo protendere il braccio in avanti, or stendendolo dietro a se con la spada nel pugno, mentre il caduto sotto le gambe del cavallo si fa schermo con lo scudo. Una figura in bronzo nella collezione Trivulzio, attribuibile alla prima metà del secolo XVI e dovuta a qualche artista lombardo, riproduce precisamente quella figura che, con lievi varianti, ritornerà in altre sculture sopralutto decorative di edifici lombardi della scuola bramantesca.

Il gruppo del cavaliere in atto di colpire il nemico caduto sotto il cavallo rappresentava un motivo caro all’artista, che l’aveva studiato fin da quando si occupava del gruppo sforzesco, come si vede dal foglio di Windsor in cui esso ritorna accanto ad altri schizzi nei quali invece non figura. E a credere che l’artista finisse con l’abbandonare la figura del caduto per imprimere, con la semplicità, maggior solennità al monumento.

La varietà domina dunque sovrana in quei primi disegni vinciani, che solo la fantasia e un sentimento pittorico meglio che sculturale dell’artista consigliano e dirigono. Ma la figura del cavallo e quella del cavaliere si fanno tranquille, veramente scultorie in un altro progetto ch’è nella stessa collezione di Windsor e nel quale è chiaramente tratteggiato