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Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/32

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26 F. Chiappini

mezzo alla scena, e andava incontro alla bufala tentando di carpirle lo zecchino. Qui Gaetanaccio faceva mostra della sua grande abilità nel muovere i fantocci.

Dopo un lungo armeggiare Rugantino si dava alla fuga; la bufala infuriata lo inseguiva, lo raggiungeva, e postagli la testa sotto le reni, lo alzava in aria e gli faceva fare un capitombolo.

Rugantino, rialzandosi tutto rattrappito, diceva alla bestia: «Grazzie, sor abbate».

Colle sue recite all’aria aperta Gaetanaccio si procurava da vivere. Al fine della rappresentazione usciva dal suo casotto e andava attorno colla sua coppola1 in mano a chieder l’obolo agli ascoltanti. Si crederebbe che i quattrini dovessero piovere da tutte le parti, ma non era così. Tutti ridevano alle sue facezie, tutti lo lodavano, tutti l’ammiravano; ma, quand’era l’ora di metter mano alla tasca, chi di qua chi di là, la folla si dileguava, la piazza diventava un deserto.

«Regazzi, egli diceva, nun ve n’annate, che io campo de questo. Signori m’ariccommanno.....» Era un gran che se di cento persone, che avevano riso alla sua commedia, otto o dieci lo rimunerassero con una vile moneta.

Una mattina, fatta una recita sulla piazza di Pasquino, non vi raccolse tanto denaro da po-

  1. Berretta. La voce romanesca coppola deriva dalla radice cop (coprire), dalla quale derivò coppo, e con oscuramento della o, cupola.