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Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/35

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Gaetanaccio 29

dotto i miei capitali. La prima donna non ci ha più la testa, l’amorosa è tutta tarlata, il padre nobile pare fritto nella padella.... Sapientissimo giudice, questo birbone m’ha assassinato, e io spero che voi lo condannerete».

Il presidente non condannò l’orzarolo, ma mosso a pietà del burattinaio gli fece ottenere un’elargizione di denaro, mercè la quale egli ricostrui il suo casotto, e rimise a nuovo la sua compagnia.

Malgrado i suoi modi triviali e i suoi frizzi, non sempre ossequenti alle leggi del galateo, Gaetanaccio era chiamato talvolta a dar le sue rappresentazioni in case private, anche presso famiglie civili, le quali, in grazia del suo spirito, gli menavan buone le scurrilità che per natura gli venivano sulla bocca.

Gli stessi aristocratici, su cui egli aguzzava la lingua, non si peritavano di farlo penetrare nelle loro sale, quando, rosi dalla noia, sentivano il desiderio di passare un’allegra serata.

Maria Luisa, duchessa di Lucca, già regina di Etruria, durante la sua dimora in Roma, volle udirlo parecchie volte.


    per le altre professioni. Il gricio nella sua industria prese il nome di orzarolo, perchè originariamente cominciò a vender l’orzo, poi vi aggiunse la farina, il pane, le paste; e così scrisse sulla insegna della sua bottega: Arte bianca. Quindi vi aggiunse le civaie, le stoviglie, l’olio, l’aceto, le candele, il sapone e perfino i fuochi artificiali; sicchè a Roma si dice, per termine di paragone: «Essere impicciato come una bottega d’orzarolo dopo il terremoto».