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Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/63

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Le melodie popolari romane 57

certo la melodia quale venne scritta dal Goethe non trova riscontro in alcuna delle viventi, nè ci può far supporre una somiglianza con alcuna delle melodie conosciute. Ciò che si deve peraltro osservare si è il suo carattere quasi sacro, e però antico, che maggiormente si svela nella cadenza finale, della quale occorrerà ancora parlare più appresso. Pertanto prima di inoltrarci nell’esame di queste ed altre melodie, cade opportuno avvertire che la melodia popolare, nata in cuore del popolano e sospinta sulle sue labbra da questo o quello affetto, ha sempre fluito libera da qualunque legame. Assegnare però ad essa un ritmo esatto, o più un accompagnamento, è cosa sempre difficile, rade volte ben riuscita. E riguardo al ritmo, non sempre può assegnarsene uno esatto e ben figurato, senza contorcere il libero pensiero della melodia, la quale, concepita da chi non sa di ritmo e di figura, non ha altra norma nel suo cammino all’infuori del sentimento da cui fu da prima originata. Il medesimo diremo dell’accompagnamento od armonizzazione della melodia popolare.

Tai canti per la massima parte sono creati ed eseguiti senza l’aiuto di istromenti, ma lasciando tutta la libertà alla forma ed alla espressione del sentimento. Qualunque volta la voce si unisce ad una chitarra, ad un organetto o simili, ciò accade per mero sostegno della intonazione, non mai perchè l’istromento eseguisca un perfetto