Pagina:Frascherie.djvu/167

Da Wikisource.

Fascio Secondo. 167

tarsi di stabilità chi v’habita. In bocca d’un Catone Uticense anche le menzogne si sarebbono accreditate in Roma; perche il testimonio era classico. 1 Un Tacito, che da Tertulliano hebbe di bugiardissimo il titolo quante penne fà parlar di sè, & a quanti fà citare i suoi Testi, come sogli di Sibilla? Non v’è chi reputi intieramente veridico Livio, e pur l’Arte della sua penna fè parer veritiere le menzogne, immortale l’Artefice. Fin dall’estrema Gade vennero huomini, più a veder l’imagine dello Scrittore, ch’ad investigare la verità dello scritto.

Niuna cosa si cita hoggi ne’ fogli de’ letterati con maggior fondamento; che un evento Historico; perche non hanno gl’huomini la più facil via, per governar la vita, che la cognitione delle cose seguite, ma con che fronte potremo noi citar alla luce un fatto; se il Dicitore nella luce stessa delle stampe è oscuro; e se pur vi risplende è moribondo il suo lume? Conclude dunque esser non meno ridicolo attestar hoggi la vile autorità d’uno di questi 2 Proletarij Scrittori, di quel che farebbe in caso di Toscano Vocabolo addurre l’esempio d’un cotal ser Luca da Panzano, ò ’l trattato di Frà Iacopone da Todi, con un profluvio di Volgarizatori, che non havendo nè nome, nè fatti, può


  1. Tacit.
  2. Plaut.