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Pagina:Frascherie.djvu/228

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228 Delle Frascherie

stinta contezza dell’Italia tutta, & io vi vedo hoggi curiosi d’udir novelle di paesi più stranieri, e che di derisioni sian degni, contentatevi, che solo della Macedonica Reggia, io vi narri confusamente quel poco, che mi rammento, per attestarvi, quanto basta.

La Corte di Salonichi è un Mare; perche molti Fiumi, che dinanzi nelle loro patrie origini erano famosi, quivi intrusi perdono la natura, e ’l nome.

Chi v’entra humile, è forza vi cresca orgoglioso; e chi non s’altera per propria natura, cambiasi per l’altrui esempio, 1 Non ego ambitiosum; sed nemo aliter potest vivere, disse Seneca di un altra Corte.

La Città, ove risiede il Prencipe, par c’habbia il Carnevale tutto l’anno: perche gli animi vi stanno sempre mascherati; mà dirò meglio. Tutto l’anno v’è la State; perche ogn’uno usa di trinciar i panni adosso al Compagno. Sirio vi latra sempre; e gli huomini pur che habbiano ombra da ripararsi, poco curano, che sia di Torre, ò d’arbore; anzi avviene tal’hora, che vi si litiga 2 l’ombra d’un Asino, come disse Luciano di colui, che d’Athene passava à Megara.

La Fortuna è la più adorata Deità di quella Corte. Hà Tempi varij, secondo


  1. Senec.
  2. Luc.