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Pagina:Frascherie.djvu/227

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Fascio Terzo. 227

La tela loro era sì stretta, e strutta
     Che di buccata uscir tosto io pensai,
     Perche la tela era buccata tutta.
Pur soffrì, chiusi l’uscio, al letto andai,
     Mi scalzai, mi sbraccai, soffiai nel lume,
     Mi tuffai rannicchiai, serrai miei rai;
Ch’à stanco seno anco i Matton son piume.

Rise non poco la Brigata della faceta Satira, letta da Egideargo: e parendo pur a Stamperme, che Teledapo recar potesse altra pastura alla comune curiosità, con la narrativa de’ riti di qualche Provincia Europea, l’invitò di nuovo à dar alcuna notitia delle Corti da lui praticate in cammino.

All’inchiesta di Stamperme, sorridendo Teledapo, così incominciò à dire.


T

utte le Corti, benche di temperamento varie son sorelle: 1 e Luciano, come ben osservato havrete, sotto una sola imagine n’appresentò i perfetti delineamenti d’ogn’una. Le Gran Corti però della nostra Italia sono così atte à dar altrui buon esempio, come à trarre in sè le commendationi di quei curiosi, che le mirano: e sopra tutte quella di Roma, alla quale, come à Capo esemplaro per vittù, equità, e culto, par che muova hoggi i suoi piedi peregrini un votivo Mondo; ma già che havete più di mè un antica, e di-


  1. Luc.