Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/10

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4 libro primo

     25I’ priego te che mi facci palese
la forma tua e ’l tuo benigno aspetto,
il qual si dice ch’è tanto cortese.—
     Appena questo priego avea io detto,
quand’egli apparve a me fresco e giocondo
30in un giardino, ov’io stava soletto,
     di mirto coronato el capo biondo,
in forma pueril con sí bel viso,
che mai piú bel fu visto in questo mondo.
     I’ creso arei che su del paradiso
35fosse il suo aspetto: tanto era sovrano;
se non che, quando a lui mirai fiso,
     vidi ch’avea un arco ornato in mano,
col quale Achille ed Ercole percosse,
e mai, quando saetta, getta invano.
     40Sopra le vestimenta ornate e rosse
di penne tanto adorne avea duo ali,
che cosí belle mai uccel non mosse.
     Nella faretra al fianco avea gli strali
d’oro e di piombo e di doppia potenza,
45colli qua’ fere a dèi ed a mortali.
     Quando ch’i’l vidi avanti a mia presenza,
m’inginocchiai e, come a mio signore,
li feci onore e fe’li riverenza,
     dicendo a lui:— O gentilesco Amore,
50se a venire al priego mio se’ mosso,
colla tua forza e col tuo gran valore
     aiuta me, il quale hai sí percosso
e sí infiammato col tuo sacro foco,
ch’io, lasso me! piú sofferir non posso.—
     55Allor rispose, sorridendo un poco:
— Dall’alto seggio mio i’ son venuto
mosso a piatá del tuo piatoso invoco.
     Degno è ch’io ti soccorra e diati aiuto,
da che ferventemente tu mi chiame,
60e ch’io sovvenga al cor, ch’i’ ho feruto.