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Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/114

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CAPITOLO III

Come l'autore mediante la dea Minerva ritornò dell'inferno,
dove era disceso.

     Denanti a me andava la mia guida,
e poi io dietro per una via stretta,
seguendo lei come mia scorta fida.
     Andando come alcun che non sospetta,
5subitamente un gran tuon mi percosse,
sí come Iove il fa, quando saetta.
     E questo il sentimento mi rimosse,
tanto ch’io caddi quand’egli mi colse,
sí come un corpo che senz’alma fosse.
     10Dal punto che li sensi il tuon mi tolse,
insin che ’n me tornai, una gross’ora,
al mio parer, di tempo il ciel rivolse;
     ché, quando io caddi, veniva l’aurora,
e giá toccava l’orizzonte il sole;
15e poscia il vidi un mezzo segno fuora.
     Su mi levai senza far piú parole,
cogli occhi intorno stupido mirando,
sí come l’epilentico far suole.
     Dicea fra me:— Oh Dio! or come e quando
20son qui venuto?— e stava pauroso.
Dov’è Minerva, ch’andai seguitando?
     Sotto qual parte del ciel io mi poso?
Sto sotto il Cancro, o sto io sotto l’Orse
con quelli che han sei mesi il sol nascoso?—
     25Cosí, mirando intorno, alfin m’accorse
che mi guardava e stava a destra banda
la saggia donna, che la via mi scorse.