Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/183

Da Wikisource.

capitolo xvi 177

     costui mandò il dispiatato messo,
e fe’ mozzare al suo fratel la testa,
e di vederla contentò se stesso.
     Or fu mai crudeltá maggior che questa?
140Non quella ch’a Tieste fece Atreo,
quando i figli mangiar gli die’ per festa;
     non quella di Nettunno e di Teseo;
ch’ognun di questi, a chi ponesse cura,
iniuria il fece cosí esser reo.
     145Ma costui non offesa, non iniura,
non la cagion, per che fu morto Remo,
che pria bagnò di sangue l’alte mura.
     Ma sol si fece d’ogni piatá scemo,
ché dopo lui ’l fratello non regnasse:
150per questo il fe’ morir su nell’estremo.
     O doppio fratricida, se tu lasse
la doppia prole, il tuo paterno esempio
degno è ch’ancor da lor si seguitasse;
     ché l’uno uccise l’altro crudo ed empio,
155e della Scala fu l’ultima feccia,
che sen fuggí del veronese tempio
     dietro a colei che solo in fronte ha treccia.