Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/25

Da Wikisource.

capitolo iii 19

     — Dov’è Filena bella, onesta e saggia?
Per lei cercato ho il bosco in ogni canto,
e gito in ogni scheggia, in ogni piaggia.—
     Ella rispose con singolti e pianto:
140— Piú non appar la misera tapina;
come tu contra lei errato hai tanto?
     Quella biforme bestia, ch’è caprina,
dianzi venne a noi, correndo in fretta,
’nanti alle ninfe ed alla lor regina,
     145e mostrò lor lo dardo over saetta,
che balestrò Filena a te dal monte,
e la scrittura «Io t’amo» è tutta letta.
     Per la vergogna ella abbassò la fronte,
e dea Diana, a grand’ira commota
150contra Filena, stante a braccia gionte,
     gli die’ dell’arco in testa e nella gota;
e poiché l’ebbe dispogliata nuda,
disse alle ninfe:— Ognuna la percota.—
     Allor ciascuna verso lei fu cruda.
155Ridea colui che fatto avie l’accusa,
quel reo biforme maladetto Iuda.
     Poscia cosí spogliata e sí confusa
ad una quercia grande fu congiunta,
che sempre debba stare ivi rinchiusa.
     160E quivi vive e sta quasi defunta;
e mille volte fu percossa ancora
drento alla pianta; e quando ella è trapunta,
     ad ogni colpo n’esce il sangue fuora
e l’arbor bagna; e quando il colpo giunge,
165grida piangendo:— Omè, omè, m’accora!—
     Udito io questo, ambe le mani e l’ugne
mi diedi al volto e tenni basso il viso
e non parlai, che il gran dolor, che pugne,
     parlar non lassa, quand’ha ’l cor conquiso.
170Poscia, sfogati gli occhi lagrimosi,
con voce fioca e col parlar preciso,
     sí come or seguirá, io gli risposi.