Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/294

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288 libro quarto

     Ed io ’l mantengo, quando va a seconda,
ché ’l fo attento che ’l timon non lassa,
senza lo qual la nave si profonda,
     e che non dia de’ calci a chi lo ’ngrassa;
e, quando esalta la fortuna destra,
105io fo che tiene il freno e che si abbassa.
     Cosí armato a dritta ed a sinestra,
da un de’ lati Fortezza el defende,
dall’altro lato son io sua maestra.
     Donna è che con mill’occhi su risplende,
110che ’l guida dietro e innanti, e ’l fine sguarda,
tanto che chi lo segue non l’offende.
     Piú suso sta dell’uom la quarta guarda,
Astrea dico, che resse la gente
’nanti che fosse fallace e bugiarda.
     115Alle otto dame omai tu porrai mente;
dirò de’ loro uffizi, se m’ascolti,
che reggono il reame qui presente.
     In prima sappi che impeti molti
son rei nell’uomo contra bona legge;
120ma tre son li peggiori e li piú stolti.
     Il primo è l’ira in cui governa e regge;
e questa fa il cor di pietá nudo
contra li suoi subietti e la sua gregge.
     Clemenza è detta ovver Mansuetudo
125la prima dama, che dalle radici
stirpa l’ira del core troppo crudo.
     E, secondo duo nomi, ell’ha duo uffici:
l’uno è che li superbi e troppo altèri
inchina a’ servi, quasi a dolci amici;
     130l’altro è che quei, che son crudeli e fèri
e c’hanno alla vendetta accesi i cori,
li fa al perdonar dolci e leggeri.
     Però è detta donna de’ signori,
ché li reami e Stati senza lei
135non saríen signorie, ma gran furori.