Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/354

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348 libro quarto

     Per la qual cosa a chi saliva in sede
si trasse dirli:— Vuoi esser pastore
30con quella valentia, che si richiede?—
     Ciò era a dire:— Hai tu tanto valore,
che sia costante a sostener la morte
per santa fede senza alcun timore?—
     Poi disse:— Or mira il giovinetto forte,
35il qual inverso il cielo alza la faccia
e per me prega con le braccia sporte.
     Stefano è quel, che disse:— O Dio, a te piaccia
che facci agnello del lupo rapace,
che li tuoi cristian sí mette in caccia.—
     40Allor refulse in me lume verace,
e caddi in terra e poi risposi a Cristo:
— Chi se’, Signor? farò ciò ch’a te piace.—
     Laurenzio e poi Vincenzio ed anco Sisto
mostrommi poi ed il mio Feliciano
45tra le gemme piú chiare ivi permisto:
     li martiri sepolti in Vaticano,
in via Salaria, Callisto e Priscille,
ognun lucente, chiaro e diafáno.
     Io vidi poi le fortissime ancille,
50Lucia, Agnese, Marta e Caterina,
Cecilia, Margherita e piú di mille;
     e quelli che refulsono in dottrina
in santa Chiesa con tanti splendori,
quanti ha nel ciel la stella mattutina;
     55e, sopra a tutti, li quattro dottori,
intra li quali risplende Augustino
tanto, ch’ecclissa li raggi minori.
     Tra quelle luci sta Tomas d’Aquino,
Anselmo ed Ugo, Ilario e Bernardo,
60quasi carbonchi posti in oro fino.
     Isidoro, Boezio e ’l buon Riccardo,
Crisostomo ed Alano era ivi inserto,
splendente ognun, che mi vincea lo sguardo.