Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/362

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356 libro quarto

     Quei che son morti buon, poiché fien vivi,
trentaquattro anni in apparente etade
dimostreranno floridi e giulivi.
     Quella è di umana vita la metade;
140ogn’uom, che ci esce prima, ha mancamento,
e quando cala inver’ l’antichitade.
     Se parvitá ovver troppo augumento
non fie per mostro o natura peccante,
ognun di sua statura fie contento;
     145sí che, se alcun fu nano, alcun gigante,
questo ed ogni altra cosa mostruosa
ridurrá a forma il divino Operante.
     Ed anco noterai un’altra cosa:
che ogni dota, che ’l corpo riceve,
150gli vien dall’alma sua, ch’è gloriosa;
     sí che l’esser sottile, illustre e lieve,
non l’ha ’l corpo da sé, se ben pon’ mente;
ch’egli è da sé oscuro, grosso e grieve.
     Ma, quando fie rifatto risplendente,
155dall’anima verrá quello splendore
e ’l mover, che fará subitamente.
     E, perché l’alme ree questo valore
in sé non averanno, però elle
non potran dar al corpo tal onore.
     160Non seran liete e non seranno belle:
tutti i difetti in lor averanno anco,
ch’ebbon per caso o per corso di stelle,
     e di letizia e luce averan manco.—