Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/363

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CAPITOLO XVII

Come Paolo apostolo menò l'autore al reame della Speranza.

     — Apostol mio, che al terzo delli cieli
tirato fosti alle celesti cose,
perché di quelle a me tu non reveli?—
     Cosí diss’io; ed egli a me rispose:
5— Perché son sí supreme e tanto immense,
e son sí alte e sí maravegliose,
     che non è cor terren, che mai le pense;
né mente che le creda ovver discerna,
se non le gusta in le superne mense.
     10Come avverria, se un nella caverna
fusse nutrito, e poi gli dicesse uno
ovver la sua nutrice, che ’l governa,
     come nasce la rosa su nel pruno,
e come ’l sol il dí rischiara il giorno,
15e poi la sera cala e fállo bruno,
     e quanto il ciel di stelle è fatto adorno,
e come piove, e che per l’alto mare
le navi vanno a vento intorno intorno,
     appena el credería; e, poi che chiare
20ei le vedesse, diría nel pensiero,
stando egli stupefatto ad ammirare:
     — Or veggio ben che a sí supremo vero
non alzava io la mente, e ciò ch’i’ho creso
è stato diminuto e non intero;
     25e per questo io, dal terzo ciel disceso,
parlar non volli tra li saggi e sciocchi,
che per superbia non m’arebbon ’nteso,