Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/364

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358 libro quarto

     stolti appo Dio e saggi ne’ lor occhi,
pien d’ignoranza e sí di senno vóti,
30che suonan, beffeggiando, unque li tocchi.
     Ma a quei, che alla fede eran divoti,
a Dionisio ed a molt’altri ancora
li secreti del ciel io feci noti.
     Quel che tu chiedi ch’io ti riveli ora,
35tosto fia manifesto al tuo intelletto,
quando di questo tempio serai fuora.—
     D’un porfido polito, terso e netto
una via mi mostrò poi ’nsú distesa,
girante intorno al tempio insin al tetto.
     40— Per questa è la salita ed è la scesa
di dea Speranza; e chi vuol veder lei,
convien che saglia sopra questa chiesa.—
     Cosí dicendo, insú mosse li piei;
ed io, che sue vestigie mai non lasso,
45dirieto a lui mossi li passi miei.
     E, perché ogni monte è assai piú basso,
che non è ’l monte, ove quel tempio è sito,
però ratto ch’io salsi il primo passo,
     l’apostol disse a me:— Or sei uscito
50fuor del terrestre mondo, e chi sú sale
e di voltarsi addietro è poscia ardito,
     diventa marmo o statua di sale:
però fa’ che non volti, ché tu forsi
potresti divenir in tanto male.—
     55Per questo detto, mentre alla ’nsú corsi,
dieci miglia salendo insino a cima,
il viso mio addietro mai non torsi.
     E, quando sopra il tetto giunsi in prima,
inverso il mondo ingiú chinai la fronte,
60come chi d’una torre il viso adima.
     Per l’altezza del tempio e poi del monte
il mondo parve a me un piccol loco,
e ’l mare intorno quasi parvo fonte.