Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/23

Da Wikisource.

     — Onde vien’ tu in questa selva strana?
65Di’, che ti move e, dimmi, qual è il fine,
pel qual tu vai per questa via lontana?—
     Ed io a lui:— Tra cespi e dure spine
smarrito vo, ed or son qui venuto
come chi va, né sa dove cammine.
     70Ma tu, che se’ mezz’uomo e mezzo bruto,
mi fai maravegliar quando io ti guato,
ché sí fatto uom non fu giammai veduto.
     — Io fui pur uom— rispose— innamorato
di dea Diana, e vagheggiaila ognora,
75e da lei ’n questa forma fui mutato;
     ch’ella pregò lo dio, ch’altru’ innamora,
che a ciò rimediasse, e me percosse
del dardo ch’è di piombo e disamora.
     Questo ogni amor mi tolse e via rimosse;
80e però quella dea a me permette
ch’i’ possa gire a lei unque ella fosse.
     Insieme vo con le sue giovinette
fra questi monti, insieme con lor coglio
li fior, che stanno in su le verdi erbette.
     85A chiunque è innamorato anche ho cordoglio,
che ricordo le pene, ch’io provai
del falso Amor, del quale ancor mi doglio.
     E se tu mi dirai dove tu vai,
forse t’aiuterò, se mi richiedi
90e se sei saggio e secreto il terrai.—
     O vano amor, oh quanto ratto credi
quel che vorresti! Alle parole udite
ed al modo del dir fede gli diedi.
     Ed io a lui:— Per queste vie smarrite
95cercando vo le ninfe, ov’elle stanno:
prego, se ’l sai, me diche ove son ite.—
     Rispose ancor con falsitá ed inganno:
— Elle sonno ite in un lontan paese,
al qual non potrest’ir per grave aflanno.