Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/388

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382 libro quarto

     contentasi il doppio appetito,
in pria la mente e poi la volontade,
ché l’uno e l’altro ha ciò, che ha concupito.
     La mente ve’ la prima veritade
140nella prima cagion, dalla qual vène
ogni altro effetto ed ogni altra bontade.
     La volontá, che ha sete d’aver bene,
lo gusta e beve quivi in la sua fonte,
ch’eternitá e securtá contiene.
     145Però chi vede Dio a fronte a fronte,
convien che abbia caritá compiuta,
se ben ha’ inteso le parole cónte.
     Ma giuso in terra è fredda e diminuta,
sinché, illustrata di lume sereno,
150alzará ’nsino a Dio la sua veduta.
     Per satisfarti ancora ben appieno,
benché sia in cielo amare Dio necesse,
non però il libero arbitrio è qui meno;
     però che quei, che stan nel beato esse,
155amano Dio con volontá amorosa,
se ben hai ’nteso le parole espresse;
     ch’amor e volontá è una cosa,
ed a quel pasto, ove l’amor si pone,
il voler anco libero si posa.
     160E, perché ’n Dio è tutta la cagione,
che ad amar la volontade move,
la qual si move sempre a cose bone,
     però, quand’ella ha lui, non va altrove,
sí come fa la pietra ovvero il foco,
165quand’egli giunge al suo proprio dove,
     ché ogni cosa ha posa nel suo loco.—