Pagina:Fusinato - Poesie patriottiche, 1871.djvu/19

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al lettore xiii

dico, i lettori impareranno a giudicare con equa imparzialità quei tempi della faticosa preparazione. Siamo noi sicuri che al conte di Cavour sarebbe bastato il coraggio di avviare l’arditissima impresa, se lo spettacolo dell’eroica resistenza dei Lombardi e dei Veneti, di quella resistenza passiva che tanto più cuoceva all’Austria quanto meno ella si sentiva atta a sconfiggerla, non lo avesse vigorosamente sospinto? Noi che, per la felicità di casi avventurosi, giungemmo a riunire in un corpo solo le membra della nazione, e ottenemmo in dieci anni un premio che pareva follia lo sperare, noi siamo un po’ troppo ingrati con i modesti ma gloriosi lavoratori di quegli anni che ci precorsero, e un sorriso di compassione ci balugina sulle labbra quando sentiamo rammemorare il quarantotto, quando ci raccontano gli episodii di quelle piccole e moleste guerre a punture di spillo, che dai due centri del focolare rivoluzionario, da Milano e da Venezia, scoppiettavano con ardore incessante. Ma ella è davvero un’ingratitudine solenne, e basta questo solo a provarlo; che senza i nobili insuccessi di quel tempo, senza l’inasprirsi degli sdegni imperiali stuzzicati