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Pagina:Gaetano Cantoni - Fisiologia vegetale, 1860.djvu/133

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mantiene ancora per poco, coll’assorbimento, l’apparenza di vita, come un mazzo di fiori, ma in seguito, mancando l’organo assimilatore, finisce coll’appassire e disseccare. — I succhiatori, ossia le estremità coniche delle radici, rappresenterebbero i varj punti della superficie dello stomaco rovesciato de’ vegetali. — Se la nutrizione vegetale si dovesse intendere come finora la s’intese, costituirebbe un fenomeno affatto dipendente dalle condizioni esterne, e la pianta sarebbe passiva nell’importante fenomeno della propria nutrizione. Si rifiuterebbe alla pianta quell’azione di scelta che, nel proprio aumento, presentano i polipi, i coralli e perfino quei corpi che furono detti inorganici, i quali aumentano, cioè si uniscono o si combinano ad altri corpi, dietro quelle leggi dette di affinità, le quali in essi, alla fine, rappresentano un’azione propria od una scelta.

Ammesso finalmente che soluzioni nutritive, utili per le piante, non si formino nel terreno; che le migliori sostanze sono sempre allo stato insolubile; che quand’anche si potessero disciogliere, il terreno le assorbirebbe per non cederle: che materiali i quali difficilmente formano carbonati solubili, o che non si uniscono all’acido carbonico, nell’organismo vegetale entrano in minima dose o non vi entrano affatto; che l’acido carbonico, in qualunque modo arrivato e contenuto nel terreno, non è sufficiente o non può sciogliere tutti i materiali utili alle piante, è necessario ricorrere all’acido carbonico dell’atmosfera, assorbito dalle foglie e trasmesso alle radici, le quali per mezzo de’ succhiatoj direttamente lo applichino ai materiali da elaborarsi, sottraendolo all’azione de’ materiali circostanti. — L’acido carbonico agirebbe come il sugo gastrico dello stomaco degli animali, promovendo una particolare azione chimica, per la quale svincolerebbersi le parti utili dalle inutili.