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Pagina:Gaetano Cantoni - Fisiologia vegetale, 1860.djvu/207

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Questi fatti ci mostrano come, nel primo sviluppo, le gemme ed i germogli, quando non possono trarne dal terreno il proprio alimento, lo traggono dal legno sul quale sono impiantate.

§ 36. — Come debbasi considerare l’innesto. — Gemma innestata paragonabile a gemma propria del legno — Condizioni di riuscita dell’innesto — Considerazioni sull’innesto. — Piante parassite paragonabili alla gemma innestata. — Le gemme appena innestate e le piante parassite esercitano la scelta sulla pianta soggetto come se funzionassero nel terreno. — Ogni gemma fa da sè.

Ma la prova più evidente l’abbiamo nell’innesto, e più chiaramente nell’innesto ad occhio. L’innesto a marza, sia desso praticato a spacco od a corona, può considerarsi una talea, la quale, invece d’essere affidata al terreno, è consegnata al legno d’un’altra pianta. La talea posta nel terreno, quand’abbia sviluppate le radici, prende il proprio nutrimento da quello, e la marza, applicata al legno, deve necessariamente prenderlo da questo. L’innesto ad occhio ed a canello ci presenteranno l’esempio d’una gemma che, invece d’essere seminata nel terreno, è seminata sul legno, e ci indicherà esattamente il modo col quale si nutrono e si svolgono le gemme che naturalmente trovansi sulle piante.

Tutti conoscono che la condizione essenziale per la riuscita dell’innesto ad occhio è l’integrità del germe contenuto nella gemma; poichè, in caso contrario, difficile, od impossibile sarebbe lo sviluppo del polo inferiore, ossia della radicetta. Pertanto chi pratica simili innesti dovrà osservare se la gemma staccata sia concava o convessa all’interno; poichè, se è concava, è segno che la base della gemma fu lacerata, e, mancando