Pagina:Gaetano Cantoni - Fisiologia vegetale, 1860.djvu/99

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ed all’intelligenza colla quale verniero applicati. — E qui torna il destro di far cenno d’un’ingiustizia o d’un errore nell’egual tempo; voglio dire del poco conto che si tiene del miglioramento nella qualità del terreno nei bilanci che si fanno al termine di locazione dei beni affittati.

Veggonsi attribuire forti debiti o crediti agli affittuarj per effetto di piantagioni; ma ben di rado si fa menzione di debito o di credito per effetto di trascurata o di diligente coltura. Eppure di quanta importanza pel coltivatore, pel proprietario e per la società è lo stato del terreno! — Il terreno, direi quasi, è l’unico e vero capitale fondiario; le piantagioni sono di un utile il più delle volte eventuale, instabile e di minor durata.

Si osservi, nell’attual crisi agricola, quali sieno le località che meno ne risentirono, e si vedrà essere quelle nelle quali le cure della società, del proprietario o dell’affittuale si rivolsero al miglioramento del terreno; cioè la parte irrigua con buoni prati, con spaziosi campi, dove si lavora più volte il terreno in un anno, dove è abbondanza di buon concime, e dove il denaro venne impiegato ad avere acqua d’irrigazione. In queste località la vite ed il gelso costituiscono un soprappiù del prodotto, non il fondamento, come nella parte asciutta. — Pongasi lo sgraziatissimo caso che viti e gelso divenissero inutili, e che nei fondi asciutti, affittati a grano, si dovesse basare tutto il prodotto sul terreno, in quale stato troveremo noi questo vero capitale? Magro in generale; esaurito e sfruttato in molti luoghi. Il valore del terreno, ossia le classificazioni stabilite nel vecchio censo milanese, era fondato sulla diversa attitudine di quello alle diverse coltivazioni annuali; le piantagioni erano marcate a parte. L’attitudine del terreno era l’espressione dei lavori e delle concimazioni precedenti. Ogni territorio, ogni appezzamento aveva si può dire le