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del cocomero, del mellone e della zucca. 113

acqua di letamajo nel caso che asciugasse di troppo; nel marzo vi si unisce sterco di colombi e di polli, con buona parte di spazzatura di latrina; si rimescola due altre volte, indi si ammassa e si comprime, mantenendolo tale sino al momento di servirsene.

Questa è la mistura di concime che da gran tempo si costuma in Lombardia, ma noi sappiamo che, senza tanto disturbo, possiamo fornire un concime egualmente ricco di azoto, usando i panelli di ravizzone, il guano, il nero della raffineria, o la colombina sola.

Posta in ogni buca l’anzidetta quantità di concime, lo si comprime alcun poco, e vi si sovrappone 0m,10 di terra, lasciandola sofficissima. Venuto poi il momento opportuno per la semina, cioè quando la temperatura è giunta a +13°, si prepara il seme ammollendolo nell’acqua per tre giorni. Nella scelta del seme si procurerà di usare quello proveniente dai frutti più grossi e maturi, e che sia ben nutrito. Si noti che vi sono due varietà di cocomeri, l’una detta nostrale, e l’altra napolitana, di pelle più fina e più dolce della prima, quantunque di frutto più piccolo.

Allora fatto un solchetto profondo 0m,03 nella terra delle buche, vi si porranno sette od otto semi, avvertendo di non mescolare fra loro le varietà. In dieci o dodici giorni i semi saranno nati e, quando siano bene assicurati, si lasceranno due sole pianticine per buca, le meglio vegnenti, estirpando le altre. Quando queste abbiano tre foglie si zappa la terra all’intorno di essa, rincalzandole un poco, ripulendo il terreno dalle erbe, e facendo in modo di abbassare alquanto la terra del lato di ponente, dalla qual parte si era tenuta più alta nel disporre le ajuole. Quando il tralcio principale sia lungo 0m,50 lo si spunta e si zappa nuovamente la terra, e la si appiana del tutto. Se poi i rami secondari, giunti ad una lunghezza di 0m,60 circa, non mostrano frutti, si spuntano essi pure, lasciandone due soli, e così avrannosi presto le ramificazioni terziarie, le quali sicuramente ne produrranno. Giunti poi i frutti, sui rami secondari o terziari, al peso di circa chilogrammi 0,60, si cimeranno nel modo che si è detto tutte le ulteriori ramificazioni, ed i frutti si disporranno diligentemente col picciuolo all’insù, acciò possano acquistare maggior grossezza, e riuscire più tondeggianti.

Se l’estate decorre asciutto abbisogna irrigare prima che la pianta mostri di soffrire, inondando il campo per una notte