Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/103

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capo secondo 97


e sotto al peso di lui vacillassi, mi lusingo almeno che i miei lettori potranno dal luogo, ove io mi arresto, con breve cammino avanzarlo fino al termine suo.

Un grande inimico delle buone operazioni del principe sono le grida del suo popolo; non perché sieno sempre ingiuste, ma perché non sono sempre da ascoltare: non altrimenti che i gemiti dell’infermo non debbono sempre esser di regola a chi lo cura, essendo che alle volte non è il male lá ove duole, alle volte il rimedio stesso è doloroso. Perciò le supreme potestá, alle quali è commessa la medicina de’ corpi politici, debbono diligentemente investigare quale origine abbiano le querele de’ sudditi e quale ne sia la cura opportuna. Ed, acciocché in quelle, che s’appartengono alla moneta, non prendano errore, giova dimostrare quel che l’esperienza ci fa spesso conoscere, che, non sapendosi da tutti che le monete non sono invariabile misura, nascono inconsiderati discorsi ne’ popoli, a’ quali dando orecchio i magistrati, si promulgano leggi e statuti, che quanto sono poco pesati, tanto restano (perché alla natura s’oppongono) conculcati o scherniti. A quattro si riducono i principali abbagli. I. Mentre un paese s’arricchisce, s’odono lagnanze di carestia e di miseria, le quali cose però non si veggono. II. S’invidiano le nazioni vicine, i tempi antichi, i quali, in confronto, meriterebbero disprezzo o compassione. III. Si stima che il principe accresca dazi, quando alle volte egli altro non fa che pareggiargli agli antichi diminuiti. IV. Si biasima quel «lusso», quella «pigrizia», quelle «ignobili arti», che si dovrebbero chiamare «opulenza», «mansuetudine», «industria».

Siccome molti savi hanno avvertito, l’uomo è per natura animale insaziabile, e perciò querulo sempre e fastidioso. Da questo viene che delle cose prende sempre a guardare il cattivo aspetto, ed ora la provvidenza, ora i suoi simili, ora se stesso incolpa e biasima, e sempre del suo stato, qualunque siesi, si dimostra scontento. Vero è che i suoi fatti non corrispondono alle sue voci, e che bisogna giudicarlo da’ fatti e non dalle parole. Perciò io stabilisco questa massima fondamentale, che l’uomo quanto è spesso ingiusto, irragionevole