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128 | libro secondo |
loro il restante. In sul fatto hanno dolorosamente conosciuto che gli amici non erano men de’ nemici famelici ed invidiosi de’ loro tesori. Questa è una ragione. L’altra, non meno potente. è che piú sono le guerre perdute per aver soverchio denaro e amarlo soverchiamente, che per averne poco. Le ricchezze, menando seco l’avarizia, impoveriscono l’animo di chi le ha, e la guerra non vuole parsimonia eccessiva. Atene perdette ogni guerra con Filippo di Macedonia, perché le arti della pace aveano in quella republica introdotto un gusto alla quiete, precursore della servitú, e un inopportuno increscimento a spendere ed a combattere. L’animo misero di Perseo lo fece sottomettere da’ romani. E, ne’ tempi de’ nostri padri, l’Olanda, regolata da’ due fratelli Di Witt, corse gli estremi pericoli, perché era e per terra e per mare, usando risparmio, d’ogni cosa, che a guerra si confacesse, mal provveduta. E, se ad alcuno moverá difficoltá come sieno state queste republiche tutte potenti e prodi in mare, e’ dovrá riflettere come le armate di mare piú hanno a combattere cogli elementi che co’ nemici; e questa perizia del navigare, che nella pace è di mestiere s’acquisti, solo l’aviditá delle ricchezze ed il commercio la può dare. Avviene poi che quell’ardire, che dall’avarizia è generato, si converte in valore, quando è d’uopo guerreggiare.
Da quanto s’è finora detto si conchiude che la moneta, utilissima come il sangue nel corpo dello Stato, vi si ha da mantenere fra certi limiti, che sieno proporzionati alle vene per cui corre; oltre ai quali accrescendosi o diminuendosi, diviene mortifera al corpo ch’ella reggeva. Non è dunque degna d’essere accumulata indefinitamente da’ principi e tesoreggiata. Quello, che dee essere il solo oggetto della loro virtuosa aviditá, perché è vera ricchezza, è l’uomo, creatura assai piú degna d’essere amata e tenuta cara da’ suoi simili di quel ch’ella non è. L’uomo solo, dovunque abbondi, fa prosperare uno Stato.
Io vorrei poter avere eloquenza atta a comunicare a tutti quella passione ch’io ho per l’umanitá, e sarebbe degno del nostro secolo che gli uomini cominciassero ad amarsi tra loro. Niente mi pare piú mostruoso che vedere vilipesa e fatta schiava