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216 | libro terzo |
dato ordine alle finanze. Il conto fatto dare dal contrôleur général il signor Desmarets, siccome avealo pienamente giustificato, cosí scopriva esser la piaga quasi incurabile. La somma de’ debiti fino al 1708 ascendea a quasi seicento milioni di lire, e in dieci anni s’era fatta sempre maggiore. Questi debiti erano espressi sopra carte, alle quali davasi libero commercio; ma il numero loro divenuto grandissimo e la cognizione dell’impotenza dell’erario reale a pagare sì vaste somme toglieva loro il credito: onde il commercio soffriva intoppo grandissimo, e la misera gente era dissanguata dagli avidissimi usurai, che dicevansi «agioteurs». Per abolire tali biglietti, se ne fece una grossa riduzione; ma, dopo fattala, restandone ancora piú di duecento milioni di lire col frutto loro di tanti anni, il signor D’Argenson, custode de’ sigilli, propose al duca un alzamento di tutta la moneta d’oro e d’argento, con coniarsi di nuovo tutta la vecchia e alzarsi di quasi un terzo di valore. Così, sotto altre sembianze e con movimento piú lungo, si veniva a non pagare il restante de’ biglietti e a lacerargli; ed insomma, come tutti i savi aveano preveduto ed era necessitá, facea la corte un fallimento generale.
Contro tal nuovo consiglio deliberò il parlamento, mosso piú da sdegni privati e da prurito d’applausi popolari che da matura considerazione delle pubbliche necessitá; e i 18 maggio del 1718 si presentò a far rimostranze al sovrano. Di queste io tralascerò le querele della lesa giurisdizione del parlamento e di altre dispute particolari di quel governo, e prenderò ad esaminare solo ciò che appartiene al mio istituto. Si disse nel discorso:
Permetteteci, Monsieur — parlando al duca reggente, — il rappresentarvi che, mentre l’editto fa mostra di voler estinguere i biglietti pagandogli, la perdita è tutta di chi porta alla zecca la moneta. Eccone un esempio. Un particolare porta alla zecca 125 marchi d’argento, che vagliono 5000 lire di quelle che sono di 40 al marco, e porta 2000 lire di biglietti di Stato; ne ritrae poi 7000 lire di nuova moneta, che non pesano piú di 116 marchi: sicché egli perde tutti i suoi biglietti, e dippiú 9 marchi sopra 125.