Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/328

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322 note aggiunte nella seconda edizione


proporzioni numerarie giova ai soli mercanti a regolare i cambi; ma la proporzione morale era la sola che giovava agli storici ed ai legislatori; e questa è stata negletta a segno, che solo da pochi anni in qua si è cominciato dagli eruditi a farne qualche ricerca.

Io credo adunque che, senza cercar la valuta d’un genere solo, ancorché creduto di prima necessitá, perché niuno ve n’è che sia di costante necessitá, convenga cercar quello della massa e dell’insieme di tutti i primi bisogni d’un uomo, valuta assai meno variabile. Ma la maniera di ridurre a calcolo tutto l’assoluto preciso bisogno dell’uomo e valutarlo a denaro è cosa piú diffícile ed intrigata che dapprima non pare; ed io penso che moltissimi si maraviglieranno d’avere io detto che la totalitá de’ bisogni d’un uomo con donna in Napoli non possa oggidí valutarsi di sotto agli otto ducati al mese, credendo essì che con molto meno si viva. Ai quali, senza correre a condannarmi, prego soltanto d’avvertire che io devo ridurre in danaro e porre in calcolo anche la probabilitá di qualunque soccorso i poveri ritraggono dalla caritá pubblica e dalla privata e da tutti i fortuiti profitti. E che questo calcolo non si scosti molto dal vero, si confirma da quanto in quest’opera si dice al capo primo del libro quarto, alla pagina 231.

Mi basti aver qui indicato un poco piú chiaramente e dopo piú matura meditazione questo mio pensiere. Sia cura d’altri il perfezionarlo o il confutarlo.

XI

(p. 99, r. 29)

Giuliano Passaro, setaiuolo, uomo di niuna coltura di lettere, ma di somma ingenuitá, la cui Cronica curiosissima, che giunge fino all’anno 1524, per nostra trascuraggine rimane ancora manoscritta, è il solo scrittore, tra i finora letti da me, che faccia menzione della calamitá del buon mercato de’ viveri e l’abbia come si conveniva deplorata. Ma veramente, siccome, dalla scoperta dell’Indie in qua, il solo Regno di Napoli è stato quello che provò la massima tralle disavventure d’una nazione, cioè la perdita de’ propri sovrani, avvenne che, mentre per l’aumento de’ metalli tutta l’Europa si lagnava dell’incarimento de’ viveri, soli noi provammo la penuria della moneta, e quindi l’avvilimento d’ogni genere. Trascriverò qui le parole stesse di questo cronista nel suo natio