Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/329

Da Wikisource.

note aggiunte nella seconda edizione 323


dialetto, tratte dal codice che ne conserva l’illustre mio amico l’avvocato fiscale della Camera signor don Ferdinando de Leon.

In questo anno 1509 e 1510 in lo Regno de Napoli fo una tanta abondanzia de grassa, come fo de grano, carne e vino e oglio e amendole e onne cosa, che non se ne trovava denaro nullo; e questo lo causava la gran povertate, che era in detto Regno, perché lo Riame era stimulato da multi pagamenti novamente imposti per li offiziali del signor re cattolico. Pensate che in le marine de Puglia valeva cinque docati lo carro dello grano, e non se ne trovava denaro nullo; e ancora in la casa della farina de Napoli valeva la cossina della farina, che sono quattro tomola, ad sette e ad otto carlini la cossina; e in mezzo lo mercato de Napoli lo porco, che pesava ’no cantaro, l’avive a dudici carline, e non se ne trovava prezzo nullo: de manera che chi vendeva, se ne stava male contento.

Della proporzione, che avea il carlino di quel tempo all’attuale, veggasi la nota susseguente.

Coloro, che avidamente agognano oggi tra noi le basse assise e le basse «voci», e in esse credono consistere la felicitá d’un popolo, meditino su questo luogo, e decidano se sia desiderabile che noi tornassimo allo stato dell’anno 1510.

XII

(p. 99, r. 3 dal basso)

A dimostrar questo cosí considerabile incarimento de’ viveri, o, per meglio dire, avvilimento de’ metalli preziosi, seguito da tre secoli in qua e prodotto non meno dalla maggior copia de’ metalli che dagli alzamenti della moneta in vari tempi fatti, io potrei addurre infinite pruove, e potrei anche rimandare il lettore alle diligenti fatiche di alcuni dotti uomini di straniere nazioni, che si sono, dopo la prima pubblicazione di questo libro, applicati alla ricerca di sì fatte vicende nelle loro nazioni. Ma sará piú piacevole ai miei lettori l’indicarne qui alcuna. Nella Prattica della mercatura di Giovanni Antonio da Uzzano fiorentino, scritta nel 1442, pubblicata nel 1765 dal signor Pagnini nel tomo terzo del suo Trattato della decima mercatura e moneta de’ fiorentini, al capo 53, si dice che negli anni di comunale ricolta compravansi in grosso in Puglia «cento salme o sia ottocento tomboli [noi pronunziamo «tumoli»] di grano per 25 o 27 e sino a 30 once, ed a minuto vendevasi per un carlino il tombolo o circa». Così si legge nell’opera stampata; ma è troppo chiaro che o nel manuscritto, sul quale