Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/349

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note aggiunte nella seconda edizione 343


di ripararlo, accrebbero il male. Sarebbe opera degna di persona amante di questi nobili studi il raccogliere e di nuovo con rischiaramenti e note pubblicare gli scritti allora comparsi su queste materie, de’ quali oggi è interamente perduta la memoria; ed io ho ben piú volte pensato di farlo, se avessi avuto ozio bastante. E tanto piú volentieri l’avrei intrapreso, quantocché, siccome niuna cosa è piú atta a rallegrar gli animi umani quanto la memoria delle calamitá passate, così, scorgendosi da questi scritti quale fusse il duro e miserabile stato del Regno allora, crescerebbe il consuolo e il giubilo dello stato presente. Ma, giacché lo spazio di una nota non mi concede di piú diftusamente ragionarne, voglio almeno indicare i titoli di questi scrittori, affinché in altri si accenda la voglia di tornargli a pubblicare.

Il piú considerabile di essi fu Giovan Donato Turbolo, maestro della zecca di Napoli, il quale nel 1616, presso Tarquinio Longo, pubblicò un Discorso della differenza e inegualitá delle monete del Regno di Napoli colle altre monete di potentati convicini, e della causa della penuria di esse, con l’espediente dell’aggiustamento ed abbondanza sì delle monete di Regno come di forastiere per beneficio pubblico, e dedicollo al marchese di San Giuliano, luogotenente della Camera. Lo stesso, nel 1623, pubblicò un altro breve discorso indrizzato al viceré, col titolo: Massime necessarie sopra le quali si deve fondare le risoluzioni ed ordini per la provisione alli disordini correnti di monete, cambi e banchi, acciò li negozi e contrattazioni s’incaminano alla lor giusta, conveniente ed ordinaria regola. Finalmente, nel 1629, pubblicò un volumetto in quarto, contenente un Discorso sopra le monete del Regno di Napoli per la renovazione della lega di esse monete ordinata ed eseguita nell’anno 1622, e degli effetti da quella preceduti; e se il cambio alto per estraRegno sia d’utile o danno de’ regnicoli. Sussieguono a questo discorso tre relazioni: la prima delle diverse qualitá di monete nostre battute dall’anno 1442 fino al 1628; la seconda della quantitá, qualitá e valore delle monete d’oro e d’argento liberate nella zecca dall’anno 1599 fino al 1628; la terza delle monete d’oro nostre, liberate dal 1538 fino al 1628, ed il ragguaglio di esse colle monete d’oro d’altri potentati. Termina il libro con quattro discorsi: due dati in luce nell’anno 1618, ad istanza dell’avvocato fiscale Fabio Capece Galeota, per la rivocazione della prammatica pubblicata in quell’anno, che ordinò il pagamento de’ cambi in moneta forestiera; due altri,