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Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/355

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note aggiunte nella seconda edizione 349


non solo conviene unirsi ad essi ne’ sentimenti, ma conviene usare ancora la stessa spezie di argomenti, e tratti dagli stessi fonti, che essi usano; e perciò qualunque veritá delle scuole, che da taluno sará dimostrata col calcolo mattematico, gli offusca, gli nausea e fa loro dispiacere. Io però credo aver (checché gli scolastici siano per dirne) data qui l’equazione generale della giustizia di tutt’i contratti, che si riduce sempre a questo: che qualunque cosa fa variar la ragione del comodo relativamente a noi, deve far variare la somma della cosa equivalente, che in cambio ci si ha da dare.

XXXV

(p. 306, r. 4)

Alludono queste parole al libro del Broggia, giá piú volte citato, a quello del marchese Belloni sul commercio e ad altri non pochi, scritti da persone dedite alla mercatura, i quali tutti ragionavano del profitto del cambio come di cosa importantissima allo Stato: opinione sciocca e degna solo di uomini che vorrebbero impegnar lo sforzo de’ sovrani nelle loro piccole speculazioni e meschini profitti. Il guadagno sul cambio, che quattro o cinque case di negozianti in tutto un gran regno fanno, benché per essi sia una considerabile ricchezza, è un nulla rispetto allo Stato, al quale tornerebbe piú conto incoraggire la piú meschina tralle manifatture ed aver l’esportazione delle spille, per esempio, e de’ sacchi di tela grossa che tutt’i cambi meglio specolati. Solo importa al governo osservar lo stato del cambio, per arguire lo stato della sanitá politica d’un corpo misto, che dal cambio, come dal polso ne’ corpi umani, è sempre fedelmente indicato.

Aggiunzione alle note IX e XVIII

Riccardo da San Germano nella sua Cronica rapporta che nel decembre dell’anno 1231 furono battuti gli augustali d’oro nelle zecche di Brindisi e di Messina, e al susseguente anno rapporta che fu dato loro il valore della quarta parte d’un’oncia. Così poi han ripetuto gli scrittori nostri, come l’Afflitto, comentando la costituzione «Quicumque mulierem», il Summonte, il Vergava, e infine tutti. Nella stessa opinione era io, allorché fu stampata la nota