Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/372

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366 nota


passata sotto il ponte, non può non essere consultata con molto profitto da chiunque si travagli intorno al problema fondamentale del valore. La minuta autografa, venuta fuori in questi ultimi anni1, risolve recisamente qualunque dubbio fosse potuto sorgere al riguardo.

Verissimo ancora che l’aiuto prestatogli dai suoi amici e coetanei Pasquale Carcani e Pasquale de Tommasi si riducesse alla correzione di qualche prova di stampa e ad altre simili bazzecole: piccoli servigi, codesti, che gli studiosi non si negano mai reciprocamente, e che non danno certamente diritto, a chi li renda, di esser dichiarato collaboratore di un’opera. Anche qui i documenti che ci restano, e cioè un giocoso carteggio in non leggiadri versi tra il G., il Carcani e Giovanni Carafa, duca di Noia2, son cosí espliciti, che non c’è accusatore, per sospettoso e ringhioso che voglia essere, che innanzi a essi non sia costretto a ritirare l’accusa.

Verissimo in ultimo che tutto il vantaggio che il G. potè ricavare dall’Intieri e dal Rinuccini non oltrepassasse la misura di quell’onesto aiuto, che chiunque si occupi di studi riceve quotidianamente dalla conversazione con uomini piú dotti e anche meno dotti di lui. Chi, fondandosi proprio sull’assai nobile confessione che in codesto argomento fa il G., ha creduto potergli dare del «ladro di idee», ha mostrato di scambiare le idee coi portafogli. Dio volesse che, in fatto di idee, potessero aver luogo i furti con destrezza! quanto meno tormentosa sarebbe la scoperta della veritá! Ma purtroppo non basta rubare: occorre mettere in valore la refurtiva; ossia, per ritornare al G., il difficile non era impadronirsi delle poche o molte improvvisate osservazioni sfuggite nella foga del discorso all’Intieri o al Rinuccini, si bene, a differenza di tanti altri inerti ascoltatori, farne sangue del proprio sangue, e fonderle, dopo uno o piú tentativi poi abbandonati3, in un libro organico, che a uno degli stessi derubati, e cioè all’Intieri, apparve, quale era, mirabile per freschezza e originalitá.

  1. Si veda Fausto Nicolini, I mss. dell’ab. G. (Napoli, 1908, estr. dall’Arch. stor. nap.), p. 5.
  2. Furon pubblicati dal barone Saverio Mattei, L’ab. G. e i suoi tempi (Napoli, 1879): cfr. anche Gaetano Amalfi, Dubbi sul G. (Torino, 1888), p. 31 sgg.
  3. Un primo tentativo, poi abbandonato, fu il comento che il G. voleva scrivere intorno alle Considerations of the consequences of the lowering of interest and raising the value of money del Locke, da lui tradotte dall’inglese nel 1744. Si veda sopra p. 314, e cfr. I mss. dell’ab. G. cit., pp. 11-2.