Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/8

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2 proemio

solo provveduta de’ materiali onde poterla ritrarre. Sono questi nella storia contenuti. La storia è un non interrotto racconto degli errori e de’ gastighi del genere umano: onde è facile, in essa meditando e sugli sbagli altrui divenendo savio, emendare i primi o riparare i secondi. E non altrimenti che dall’aversi le osservazioni astronomiche di molti secoli non è stato difficile formare del moto de’ pianeti il sistema, cosí avviene nella scienza del governare. E quindi è forse che in ogni tempo gli storici, e que’ principalmente che hanno descritte le storie particolari e contemporanee, sono stati per maestri di politica reputati. Ma picciola parte del tutto hanno essi toccata; e piú sono stati solleciti d’insegnar a’ principi le arti onde acquistare e custodire l’imperio, che quelle di render felice e dolce l’ubbidienza ne’ sudditi. Perciò non è strano se hanno trascurato intieramente di esaminare l’esatto regolamento della moneta, il quale a primo aspetto pareva piú importare a’ sudditi che non al sovrano. Strano è però che molti scrittori, piú a noi vicini di etá e ripieni di zelo ardente al ben pubblico, niente abbiano scritto sulla moneta.

Così il grande ed immortale Ludovico Antonio Muratori, nella sua ultima opera Della pubblica felicitá, che è stata «morientis senis quasi cygnea vox», ha, con ingenua confessione d’impotenza, trapassata questa parte che riguarda le monete: assai per altro piú lodevole che se, come altri ha forse fatto, di quello, che non intendeva, avesse presuntuosamente ragionato.

Fra coloro dunque che trattano della moneta, solo io veggo che si distingua l’autore del Saggio sul commercio, creduto essere il signor Melun, uomo d’ingegno grandissimo e d’animo veramente onesto e virtuoso. Ma, non avendo egli accoppiate nell’opera sua le dimostrazioni alle veritá insegnate, siccome meglio di tutti ha pensato, cosí è stato meno d’ogni altro seguito, e letto solo per esser confutato da coloro che non aveano avuto dal cielo tanto acume di mente da capirlo. Dopo il Melun nominerò Giovanni Locke, inglese, che in una lettera racchiuse due trattati, l’uno sullo sbassamento de’ prezzi dell’interesse, l’altro sull’alzamento della moneta. Da lui sarebbe stato desiderabile che in ciò che ha scritto si scorgesse piú metodo ed ordine, e che