Pagina:Gandolin - Guerra in tempo di bagni, Milano, Treves, 1896.djvu/110

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E scappò via, come una farfalla, attraverso il giardino, ridendo più che mai.

L’ammiraglio rimase qualche momento sopra pensiero, lisciandosi, con moto convulso, i favoriti, poi diede una crollata di spalle e mormorò tra sè:

— Il caso è ben curioso! devo fingere di pigliarmela contro una figlia che adoro: e sono costretto a fare l’orso, il leone, la tigre, verso un giovane che, in fondo, mi è molto simpatico. Ma dopo tutto, corpo d’un cannone! non mi lascio fare la barba da nessuno: e se il conte mi cimenta, non sento più nulla, e chi ne piglia son sue.

Dopo di che, l’ammiraglio uscì, non senza ripetere a Gennaro:

— Bada bene: se lasci entrare anche un gatto in casa, ti dò tante di quelle