Pagina:Gandolin - La famiglia De-Tappetti, Milano, Treves, 1912.djvu/34

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fradicio di acqua e cenere, dà una ripulita alla pignatta, poi sempre rintontita, lo depone sul casto seno di Donna Eufemia. Policarpo si curva per dare una correzione al figlio. Eufemia manda un grido drammatico, prende lo strofinaccio con due dita e lo butta lungi da sè con atto di ribrezzo. Lo strofinaccio s’avvolge come un turbante intorno al cranio nudo di Policarpo.

— Un asciugamani, presto un asciugamani! — urla Policarpo.

La serva afferra una cosa bianca, e glie la porge. Policarpo si asciuga la testa e il collo. Altro grido di donna Eufemia:

— La mia camicia da notte!

La cucina è un inferno. Policarpo guarda con desolazione profonda i calzoni fradici, quasi fosse l’ultimo atto dei Due Sergenti.

— Come fare? Non ce n’hai nessun altro paio di mezza stagione.

— Lascia andare: s’asciutteranno.

— Ma tu t’ammalerai.