Pagina:Gandolin - La famiglia De-Tappetti, Milano, Treves, 1912.djvu/75

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La serva con faccia stordita, esce, tutta impolverata, dalla cucina e dice:

— Signora, il lustro non si trova.

Policarpo. — Come: non si trova? Bisognerà trovarlo per forza. I miei mezzi non permettono enormi spese voluttuarie in tante scatole di lustro. Ne abbiamo comprata una, che non sono neppure tre mesi. (agitato da fiero sospetto) Ma dunque voi me lo mangiate?

Agenore. — Papà: oggi che è Natale mi ci porti al teatro meccanico?

La signora Eufemia, tutta rossa, scalmanata:

— Ecco qua: l’ho trovato io il lustro, (porgendolo a Policarpo) era fra le tue carte.

Policarpo (alzando il lustro e gli occhi al cielo). — Fra i miei documenti! Fra quelle pagine immarcescibili, che sono il testimonio oculare della mia integrità cittadina! (principiando a lustrare) Un giorno, di questo passo, lo troveremo nella sporta del pane,